La città flessibile

La città flessibile

“La città flessibile” – Una visione colta e concreta dell’abitare contemporaneo
L’articolo che allego, pubblicato su Norme &Tributi del Sole24 Ore, a firma di Mario Fiamigi, Segretario Nazionale dell’APPC – Associazione della Piccola Proprietà Immobiliare, si inserisce con grande coerenza nel solco delle linee programmatiche promosse dagli organi dirigenti.

Con rigore analitico e profondità culturale, “La città flessibile” propone una lettura lucida delle contraddizioni che attraversano oggi il mondo dell’abitare, denunciando il disordine normativo, la crisi del mercato immobiliare e la crescente marginalizzazione delle fasce più fragili, in particolare dei giovani.
Il testo non si limita a segnalare criticità: offre una visione articolata e responsabile, fondata su un modello di economia sociale della casa, in cui la piccola proprietà non è solo soggetto economico, ma presidio di equilibrio, inclusione e cittadinanza.

È proprio in questa prospettiva che emergono con chiarezza la serietà dell’elaborazione politica dell’APPC e la piena convergenza tra il pensiero del Segretario Fiamigi e le direttrici strategiche delineate dal Presidente Vecchio: tutelare il diritto all’abitare, promuovere uno sviluppo urbano armonico, salvaguardare la funzione sociale della proprietà immobiliare.

Un testo colto e concreto, che conferma ancora una volta il ruolo centrale dell’APPC nel dibattito nazionale sul futuro delle città.

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Prendendo lo spunto dal titolo un recente saggio dell’Architetto Pablo Sendra, docente all’University College di Londra, “ Progettare il disordine” in cui si propone una visione alternativa allo sviluppo metropolitano e si immaginano città dove non si pretende di regolare tutto ma si lascia spazio alla casualità, all’improvvisazione, alle contraddizioni, possiamo affermare che in Italia abbiamo realizzato l’utopia urbanistica del professor Sendra perché non c’è dubbio che siamo immersi nella confusione.

Tra case green che appaiono e scompaiono come sogni o incubi (più incubi), diversi regimi di sanatoria a seconda che una pratica si sia presentata prima o dopo il 30 maggio 2024 così come ha chiarito il Consiglio di Stato con la sentenza 1396/2025 perché vale la regola aurea del” tempus regit actum” (ma vale un po’ meno l’art. 3 della Costituzione), lo tsunami degli affitti brevi che si è abbattuto sulle città e la conseguente rarefazione dei contratti di locazione abitativi, la situazione delle vicende immobiliari in Italia appare alquanto incerta e contraddittoria.

Come APPC ha già esposto nelle sedi istituzionali nel corso degli incontri avuti dal Presidente Vincenzo Vecchio con vari esponenti politici e nei documenti pubblicati sulla stampa specializzata, le problematiche dell’abitare si affrontano con una visione ampia che presuppone la conoscenza delle criticità e la volontà concreta di affrontarle andando anche contro interessi settoriali e giganti economici globali che attraverso il web trasformano le città in quinte teatrali, espellendo chi in città vive e quindi soffocando l’anima ed estirpando le radici di comunità millenarie.

Se le locazioni non turistiche piangono, certo non stanno meglio coloro, soprattutto giovani, che vorrebbero comprare la casa, magari per costruire un progetto stabile di vita, facendo quello che hanno fatto le generazioni precedenti.

Ma tutti i dati, anche quelli recentissimi emersi da un’indagine di Datasinc, società milanese specializzata nella raccolta e nell’analisi di statistiche immobiliari concordano nell’impossibilità per le giovano coppie di pianificare l’acquisto dell’abitazione. Le conclusioni sono che il mercato immobiliare è oggi dominato dagli over 65 per la semplice ragione che i giovani hanno bassi stipendi e poca stabilità lavorativa.

Torniamo per finire al Prof. Sendra che a una domanda specifica in un’intervista concessa a Linkiesta.it e cioè cosa succede quando la città smette di essere un luogo per vivere e diventa solo un mercato immobiliare ha risposto che il risultato è che si costruiscono case ma non città.

Adattando la risposta al caso italiano possiamo dire che oggi si trasformano le case in altro e si uccidono le città. E ciò non è nell’interesse della piccola proprietà né nell’interesse generale.

Mario Fiamigi segretario nazionale Appc

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