La crisi degli alloggi abitativi

La crisi degli alloggi abitativi

La crisi degli alloggi abitativi che sta creando tensioni sociali enormi e la risposta seria della Provincia autonoma di Bolzano

Alla carenza di proposte serie da parte delle istituzioni nazionali (le opposizioni parlamentari brancolano nel buio totale) quali poteva essere un nuovo Piano Fanfani rivisto negli obbiettivi e su cui APPC ha lanciato iniziative e articolato progetti operativi, la Provincia di Bolzano prepara un suo piano efficace e innovativo. In un articolo del presidente nazionale su Norme & Tributi del Sole 24 Ore ne vengono trattati gli aspetti innovativi essenziali. Certo la Provincia di Bolzano si muove in un abito di autonomia circoscritta per risorse e poteri, ma ha fatto un ottimo lavoro completamente condivisibile e da approfondire.

Le due proposte di legge, una sulla Rigenerazione Urbana in Senato (proposta Gasparri) , l’alta sulla modifica del Testo Unico dell’Edilizia alla Camera (Mazzetti) sono sicuramente un tassello importante e fondamentale, ma vanno coordinate e integrate con un Piano Casa Nazionale che non è quello, ancora fantasma e fumoso del Ministro alle infrastrutture, piano insufficiente per risorse e irrealizzabile per gli edifici condominiali.

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Bolzano e la casa sociale: un Piano Casa “autonomo” che diventa politica strutturale

Vincenzo Vecchio Presidente Nazionale Appc

La Delibera 476/2025 della Giunta Provinciale apre una nuova stagione di edilizia sociale, tra autonomia normativa e welfare abitativo di lungo periodo.

La Provincia Autonoma di Bolzano, con la Delibera di Giunta n. 476 del 1° luglio 2025, ha ridisegnato i confini dell’edilizia abitativa pubblica e sociale.
Non un “Piano Casa” nel senso tradizionale, ma un intervento strutturale che unisce rigore giuridico, efficienza amministrativa e finalità di coesione sociale.
In un’Italia ancora legata a misure emergenziali e bonus temporanei, Bolzano sperimenta una forma “matura” di autonomia: un modello stabile di edilizia sovvenzionata, gestita da enti pubblici e non-profit, con canoni calmierati e vincolo trentennale di destinazione sociale.

Dalla legge alla delibera: il nuovo volto dell’edilizia di utilità sociale

La Delibera 476/2025 attua la legge provinciale 17 giugno 2025, n. 6, che ha riformato la L.P. 13/1998 in materia di edilizia agevolata.
Il provvedimento definisce criteri e modalità per la concessione di contributi a fondo perduto destinati alla costruzione o al recupero di edifici con finalità sociali, secondo il principio di sussidiarietà: la pubblica amministrazione finanzia, ma la realizzazione e la gestione vengono affidate a enti pubblici, ecclesiastici, fondazioni e organizzazioni senza scopo di lucro operanti sul territorio provinciale.

Gli interventi possono riguardare la nuova edificazione o il recupero di immobili esistenti da almeno 20 anni, con possibilità di ampliamento fino al 20%.
Il contributo copre fino al 55% dei costi, elevabile al 70% per il recupero di edifici inutilizzati da oltre un decennio.
Gli alloggi devono essere destinati alla locazione a canone provinciale ridotto del 5% e restano vincolati alla loro funzione sociale per trent’anni dall’assegnazione.

Un “Piano Casa” senza liberalizzazioni

Il paragone con i Piani Casa regionali è inevitabile, ma fuorviante.
Mentre i così detti Piani Casa nati dal D.L. 112/2008 puntavano su incentivi volumetrici e semplificazioni per rilanciare l’edilizia privata, la Delibera di Bolzano non liberalizza, ma regola.
L’obiettivo non è la valorizzazione del patrimonio privato, bensì la creazione di un segmento abitativo pubblico-privato controllato, dedicato a studenti, giovani coppie, lavoratori, anziani e persone fragili.

Come un Piano Casa, la misura stimola il comparto edilizio e incentiva il recupero del costruito; ma, a differenza dei modelli nazionali, nega ogni logica speculativa: il bonus volumetrico è limitato (20%), i vincoli sono lunghi, e il canone è rigidamente calmierato.
Un modello di housing sociale in cui la proprietà privata resta, ma la funzione diventa pubblica.

Il valore della sussidiarietà: quando la gestione è del terzo settore

Il tratto più innovativo della Delibera 476/2025 è la delega gestionale: il patrimonio agevolato non viene amministrato dalla Provincia o dai Comuni, ma da soggetti del terzo settore che si impegnano, mediante atto d’obbligo, a rispettare finalità sociali e vincoli locativi.
Si tratta di un approccio europeo all’abitare, in cui l’ente pubblico diventa regolatore e finanziatore, non costruttore o gestore diretto.

L’accesso al contributo è subordinato a un percorso amministrativo rigoroso e digitale, che prevede la presentazione di un progetto, un piano di spesa, un cronoprogramma dei lavori e la dimostrazione dell’agibilità prima del saldo finale.
L’obiettivo è duplice: sostenere chi realizza alloggi sociali e responsabilizzare i gestori nel mantenimento delle condizioni di equità per l’intera durata del vincolo.

Effetti sul mercato: più offerta e canoni più stabili

L’impatto della misura sul mercato immobiliare locale è potenzialmente significativo.
Da un lato, l’immissione di nuovi alloggi e il recupero di edifici abbandonati aumentano l’offerta abitativa reale, stimando fino a un migliaio di unità nei prossimi anni.
Dall’altro, l’esistenza di un canone “provinciale” calmierato esercita un effetto di pressione al ribasso sul mercato privato, creando un punto di riferimento per i canoni medio-bassi.

Ma il beneficio più importante è qualitativo: la delibera crea un segmento stabile e protetto del mercato della locazione, immune dalle fluttuazioni e dalla speculazione turistica.
La gestione non-profit e la lunga durata del vincolo trentennale assicurano continuità, manutenzione e cura della comunità, favorendo forme di convivenza solidale e multigenerazionale.

I nodi giuridici: tra canone pubblico e diritto civile

Dal punto di vista giuridico, la delibera introduce un regime autonomo di locazione, estraneo ai modelli tipici della Legge 431/1998.
Il canone non è “libero” né “concordato”, ma determinato unilateralmente dall’autorità pubblica. Tuttavia, tale disciplina non invade l’ordinamento civile: è condizione di un finanziamento pubblico, non norma generale del contratto.

In caso di contenzioso, un eventuale ricorso per nullità del canone sarebbe destinato al rigetto: la L. 431/98, all’art. 1, comma 2, lett. b), esclude espressamente dal proprio ambito gli alloggi di edilizia residenziale pubblica o agevolata.
La giurisprudenza costituzionale e amministrativa ha più volte confermato che le Province Autonome possono definire regimi speciali di locazione sociale, in forza della competenza legislativa primaria in materia di edilizia sovvenzionata.

Costituzionalità e autonomia: un equilibrio consolidato

La possibile interferenza con la competenza statale in materia di “ordinamento civile” (art. 117 Cost.) è solo apparente.
L’art. 8 dello Statuto di Autonomia del Trentino-Alto Adige (D.P.R. 670/1972) attribuisce alla Provincia di Bolzano competenza esclusiva in materia di urbanistica ed edilizia comunque sovvenzionata.
La delibera non disciplina la locazione privata, ma una fattispecie speciale di edilizia pubblica agevolata: un regime autonomo, volontario e condizionato al contributo economico.

Non vi è quindi violazione della libertà economica (art. 41 Cost.) né del diritto di proprietà (art. 42), poiché nessuno è obbligato ad aderire al programma; chi accetta il finanziamento pubblico accetta anche le regole e i vincoli che lo accompagnano.
Anzi, la misura attua pienamente la funzione sociale della proprietà, utilizzando la leva pubblica per creare beni collettivi durevoli.

Un modello esportabile di edilizia sociale

La Delibera 476/2025 è, in definitiva, un modello esportabile.
Integra in modo coerente le dimensioni economica, giuridica e sociale dell’abitare: incentiva l’edilizia, recupera il patrimonio, tutela i cittadini e rafforza il ruolo del pubblico come garante, non come operatore.
Un equilibrio raro, che molti sistemi regionali faticano a raggiungere.

Se sostenuta da una programmazione pluriennale e da adeguate risorse, questa politica può calmierare i canoni, ridurre il disagio abitativo e stabilizzare il mercato.
Un risultato non effimero, ma strutturale, ottenuto non con deroghe urbanistiche, bensì con regole chiare, vincoli duraturi e responsabilità condivise.

La casa come bene comune

La lezione che arriva da Bolzano è semplice ma radicale: la casa, quando sostenuta con risorse pubbliche, deve tornare a essere un bene comune e non un bene di scambio.
Con la Delibera 476/2025, la Provincia Autonoma riafferma la propria autonomia normativa come strumento di solidarietà concreta.
Un “Piano Casa” nel senso più alto del termine: non straordinario, ma ordinario e permanente, capace di coniugare diritto, economia e comunità.

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