Beato il paese che non necessita di condoni

Beato il paese che non necessita di condoni

Un articolo del segretario nazionale  avv.to Mario Fiamigi sul condono è stato pubblicato su Norme  & Tributi del Sole 24 Ore.

Quale condono? Non esiste neanche una bozza di testo. Si annuncia un provvedimento senza neanche tracciare limiti e  costi.
Ha fatto bene il segretario a puntualizzare come la prima cosa da fare è la semplificazione delle procedure norme complesse facilitano  corruzione e violazione.

Come  Appc entreremo nel merito appena  ci sarà quanto meno presentata  una bozza di testo normativo.

Per ora solo chiacchere da bar. 

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Condonare, vocabolo ricorrente da decenni nella politica italiana, che ha trovato declinazioni (condono fiscale, edilizio, valutario, previdenziale) in ogni governo, spazio in ogni maggioranza, assertori e detrattori in ogni partito (a seconda delle convenienze del momento), indignazioni profonde da commentatori insigni, giustificazioni nobili dagli stessi commentatori se il condono, magari imbellettato ed esteticamente politically correct, è varato dalla maggioranza a cui vanno le loro simpatie. Il teatrino che oramai conosciamo bene e che si è immediatamente rappresentato alle parole del Ministro Salvini sul nuovo progetto di condono edilizio.

Ma, tra il profluvio di commenti partigiani, mi ha colpito un tweet del Professor Carlo Cottarelli, che mi permetto di citare ”Resto contrario ai condoni, anche quelli edilizi. Però le regole che devono essere seguite per apportare modifiche anche minori alla propria casa sono insensate e andrebbero riviste. Immediatamente.”

Ecco il punto, rappresentato con semplicità, senza paludamenti boriosi e bizantinismi linguistici, senza vuota polemica e contrapposizione ideologica, ma con efficacia brutale.

Spostare una finestra o costruire un soppalco costituiscono spesso un’avventura Kafkiana. Il proprietario di casa, proprio come il personaggio di K nel romanzo il Castello, si trova schiacciato e impotente di fronte ad una realtà incomprensibile che sfugge ai suoi criteri di valutazione.

E’ avvolto da un intrico di leggi, regolamenti, decreti, deroghe, testi unici (unici? La vocazione umoristica del legislatore a volte è travolgente), norme di attuazione spesso mai attuate, disperso in un intrico di acronimi (PRG,PUC,PSC,RUE,POC ma sono solo alcuni ) accessibili solo a una casta di iniziati, misteri orfici i cui riti vengono celebrati negli uffici urbanistici dei comuni italiani.

Quindi, se la domanda è: serve un condono edilizio?

La risposta non può che essere positiva perché migliaia di proprietari incagliati nei meandri della burocrazia possono trovare finalmente l’agognata pace edilizia.

Ma nello stesso tempo APPC chiede alla politica una riflessione: invece di portare dei doni ricorrenti, ma precari agli elettori (perché questo è il significato etimologico della parola condono), non sarebbe più gratificante per tutti e più degno di un paese civile disboscare la cavillosa giungla urbanistico edilizia e renderla comprensibile e accessibile a tutti. In fondo non dovrebbe essere difficile: basta fare e scrivere le leggi per i cittadini e non per gli apparati.

Mario Fiamigi segretario nazionale APPC

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